FINO AL 17 DICEMBRE LA MOSTRA "Colmare il vuoto. Marco La Rosa in dialogo con le opere della Collezione Paolo VI"

 

Venerdì 9 settembre alle ore 18 la Collezione Paolo VI inaugura i nuovi spazi espositivi appena realizzati con la mostra "Colmare il vuoto. Marco La Rosa in dialogo con le opere della Collezione Paolo VI", nella quale lavori inediti realizzati appositamente per l'occasione dal giovane e affermato artista, nato a Brescia nel 1978, sono posti a colloquio con preziosi "tesori" provenienti dalla ricca raccolta della Collezione Paolo VI, di autori sia storici (Oskar Kokoschka, Hans Hartung, Jean Guitton, Nuvolo), sia contemporanei (Mimmo Paladino, Emilio Isgrò, Valentino Vago, Mirco Marchelli, Nicola Samorì, Giuliano Giuliani, Claudio Olivieri, Franco Bianchetti).


Colmare il vuoto: un'operazione tecnicamente semplice, almeno in apparenza; ma tutto dipende dalle qualità di ciò con cui si tenta di riempirlo. Marco La Rosa usa il piombo, che è metallo fulgido, ma da sempre metafora di terrestrità e quotidianità, e il cemento, più leggero ma opaco, per molti versi "fratello" più resistente del gesso, ovvero di un materiale che è stato spesso utilizzato, nell'arte dell'ultimo secolo, per concretizzare l'assenza in maniera quasi fantasmatica. L'obiettivo è di testimoniare la presenza dell'invisibile, di quel quid che in arte – indipendentemente dalla fede del singolo – si percepisce come l'Assoluto, come ciò verso cui indirizzarsi con tensione ma anche con fiducia. Il che non è poi troppo diverso da ciò che hanno fatto, ciascuno a proprio modo, gli autori delle opere della Collezione Paolo VI con le quali La Rosa dialoga in occasione di questa mostra. Per esempio nei lavori di Hartung, Olivieri, Vago, Giuliani e Bianchetti è la luce, secondo una lunga tradizione non soltanto occidentale, a cercare il miracolo di materializzare l'incorporeo. Nell'opera di Isgrò l'invisibilità diventa invece logos, colmando di senso una pagina altrimenti vacua – paradossalmente – attraverso la cancellazione di ciò che è di troppo. Marchelli, con la sua Sacra canzone ad libitum, riempie il vuoto in senso quasi musicale e forse ancor più con la forte impressione di durata conferita dalla superficie cerosa della sua tavola, mentre Samorì cerca di recuperare all'oggi la pienezza di senso dell'arte sacra antica riattualizzandola in una trascrizione quasi stenografica. Paladino e Kokoschka si affidano alla forza icastica di un segno vigoroso ma controllato, mentre Nuvolo e Guitton – l'uno mediante l'astrazione, l'altro mantenendo fragili brandelli di figurazione – traducono l'intuizione dell'infinito nel dramma di una materia viva e pulsante.


La mostra "Colmare il vuoto. Marco La Rosa in dialogo con le opere della Collezione Paolo VI", a cura di Paolo Sacchini e di Paolo Bolpagni, sarà visitabile presso la Collezione Paolo VI – arte contemporanea (in via Marconi, 15 a Concesio) dal 10 settembre al 17 dicembre 2016.

Apertura: il sabato dalle ore 14 alle 19; dal martedì al venerdì su appuntamento (info@collezionepaolovi.it, 030 2180817).

Ingresso alla mostra con il solo biglietto d'ingresso al museo (2 euro).