Collezione Paolo VI
Un museo di arte contemporanea
Collezione Paolo VI, nuovo museo dell’Associazione Arte e Spiritualità, conserva ed espone il patrimonio di oltre settemila opere tra dipinti, disegni, stampe, medaglie e sculture del ’900 che furono appartenute a Giovanni Battista Montini (1897-1978), divenuto Papa Paolo VI nel 1963.
Tra gli autori rappresentati nella Collezione spiccano i nomi di Matisse, Chagall, Picasso, Dalí, Magritte, Rouault, Severini, Morandi, Fontana, Manzù, Hartung, Guitton: una testimonianza del vivo scambio culturale degli artisti con il pontefice e con il suo segretario Pasquale Macchi.
Il Papa amico degli artisti
“…Il tema è questo: bisogna ristabilire l’amicizia tra la Chiesa e gli artisti …”
Le parole pronunciate da Papa Paolo VI il 7 maggio 1964 agli artisti riuniti nella Cappella Sistina esternano e condensano l’impegno vivo che il Santo Padre espresse con gesti ed azioni concrete a favore di pittori, scultori, musicisti e poeti fin dalla sua esperienza come Arcivescovo nella città di Milano e poi successivamente durante tutto il suo pontificato. Nella sua visione rinnovata del rapporto tra Chiesa e mondo dell’arte, guardando alla modernità, il Santo Padre concepiva l’arte non più come uno strumento autoreferenziale, ma come una porta privilegiata d’accesso agli interrogativi dell’uomo e all’indagine del trascendente.
L’eredità viva del messaggio montiniano sta tutta nell’aver saputo cogliere, con finezza di pensiero e lungimiranza d’azione, quella spinta propulsiva generata dall’atto creativo, espressione eletta del trascendente, incarnazione della presenza divina sulla Terra.
Negli scritti montiniani il costante riferimento alla bellezza, quale “splendore di verità”, va intesa, dunque, non come meta fine a se stessa, concetto astratto e ricerca della perfezione formale, ma quale partecipazione del sensibile alla creazione divina; atto che, al di là delle scelte personali di stile e tecnica, è prova di un cammino responsabile, testimonianza di una ricerca dentro la verità.
… Il tema è questo: bisogna ristabilire l’amicizia tra la Chiesa e gli artisti …
Vi abbiamo fatto tribolare, perché vi abbiamo imposto come canone primo la imitazione, a voi che siete creatori, sempre vivaci, zampillanti di mille idee e di mille novità. Noi – vi si diceva – abbiamo questo stile, bisogna adeguarvisi; noi abbiamo questa tradizione, e bisogna esservi fedeli; noi abbiamo questi maestri, e bisogna seguirli; noi abbiamo questi canoni, e non v’è via di uscita. Vi abbiamo talvolta messo una cappa di piombo addosso, possiamo dirlo; perdonateci …
… Siamo ricorsi ai surrogati, all’“oleografia”, all’opera d’arte di pochi pregi e di poca spesa, anche perché, a nostra discolpa, non avevamo mezzi di compiere cose grandi, cose belle, cose nuove, cose degne di essere ammirate …
Rifacciamo la pace? Quest’oggi? Qui? Vogliamo ritornare amici? Il Papa ridiventa ancora l’amico degli artisti? …
(Paolo VI agli artisti, Cappella Sistina, 7 maggio 1964)